Danza delle Ombre e dell'Orrore _ Altar of the Dead Gods

Lo sparuto gruppo di abitanti del villaggio era in agguato, trasalendo a ogni ombra,

imprecando e sputando sul nome dell’Inquisitore che li aveva costretti in quell’inferno di oscurità e terrore.

“Dimmi ancora perché siamo qui” sibilò uno di loro, dando un calcio a un sasso, con rabbia. “Perché dobbiamo proteggere il nostro Magister mentre fa la volontà dell’Onnipotente,” rispose un altro, quasi come se recitasse un salmo. “Dannazione! Avrei bruciato quella strega con le mie stesse mani! Perché non ce l’ha permesso?”

L’uomo non aveva ancora terminato la frase quando uno strano suono giunse dal fondo del corridoio dietro di lui.

Sembrava un passo in punta di piedi, uno scalpiccio che si muoveva nella loro direzione, ma definito da una cadenza insolita...

Aelred De Riveleaux girava al ritmo ternario di un valzer che solo lui poteva sentire. In qualità di Gran Maestro del Ballo, il suo incedere armonioso veniva seguito non solo dalla sua compagna, la Duchessa Bianca Balbi D’Eustachio, ma anche dall’ensemble che lo aveva seguito in questo mondo fatto di buio e ignoto.

Ogni coppia ballava come se fosse all’evento più importante o alla miglior festa di corte.

Nulla della normale mondanità solleticava più il piacere, né per Aelred, né per i suoi pari. Animati da un costante desiderio di baldoria sfrenata, libagioni e promiscuità, lo avevano seguito nel profondo del Tempio Sepolto, senza battere alcun ciglio, sicuri d'aver trovato un nuovo divertissement.

Fu così che durante quell’estasi mistica cui solo la danza è in grado di portare, il gruppo di nobili in abiti da festa con i volti adornati dalle splendide maschere veneziane in porcellana incontrò la retroguardia dell’Inquisitore.

I brutti paesani, timorosi della propria ombra e costretti in quel luogo dalla follia religiosa o peggio, parvero scorgere dei demoni quando videro quella folla eterogenea che danzava ritmicamente verso di loro.

Le maschere instillavano un terrore travolgente in quelle menti semplici che rimasero pietrificate e annientate, incapaci di fare quasi nulla.

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